Di crisi ci si ammala, e di crisi si può morire. Ma non vogliamo parlare di povertà, che indubbiamente è il prodotto principale della crisi, ma di ciò che la crisi provoca in maniera più ampia, trasversale, alle volte inaspettatamente.
Infatti, con le cronache che andremo ad illustrare, si vuole principalmente porre l'attenzione su alcuni dei tragici colori che ha assunto l'odierna crisi, che non sono netti come quelli scuri della miseria che rende difficile, ma essenziale, mettere insieme il pranzo con la cena, ma molto più sfumati e ombrosi. Una scala di colori che contempla la nebbia e la confusione, lo sconforto e la depressione, la paura e la rassegnazione. Sensazioni che fanno perdere l'appetito a chi da mangiare ancora ne ha e cancellano via via la "fame di vivere".
Nei giorni scorsi la crisi ha ucciso tre persone, e lo ha fatto utilizzando lo scoramento, la paura e le mani degli stessi. A togliersi la vita due imprenditori siciliani e un pensionato barese.
A Catania, R. M. di 47 anni, depresso perché la crisi lo aveva costretto a licenziare dalla sua concessionaria di moto alcuni dei suoi dipendenti, dopo la cena dell'ultimo dell'anno insieme ai suoi familiari, si è allontanato. Ha ingerito barbiturici e si è impiccato.
Lo hanno trovato l'indomani mattina, ancora legato alla corda con cui si è tolto la vita. Un imprenditore perbene, popolare e stimato nella sua Catania, moglie e due figlie. A raccontare sommessamente dei problemi che negli ultimi mesi affliggevano l’imprenditore, i titolari degli esercizi vicini. Lui che considerava i propri dipendenti come gente di famiglia, negli ultimi mesi, con il fatturato che si era notevolmente ridotto, pare fosse stato costretto a fare ricorso al partime e a "tagliare" otto posti di lavoro nonostante di recente l’esercizio fosse diventato anche concessionario di una grossa e nota marca. Ma le prospettive, come raccontano gli altri commercianti di viale Vittorio Veneto, che pure è una delle strade a maggiore densità commerciale del centro di Catania, erano tutt’altro che rosee per il 2012.
Certo, dietro ad una scelta devastante come quello del suicidio forse s’intrecciano tante motivazioni, e adesso qiualcuno si ricorda che il concessionario 47enne era sotto cura con antidepressivi per problemi legati alla sfera personale. Ma, nella chiesa di San Placido dove ieri si è celebrato il suo funerale, gli amici ascoltano solo le riflessioni del parroco Ignazio Mirabella: "Vittima di una 'società mangia-tutti'. Generoso, prodigo, disinteressato...", che ha messo l'etica in una posizione primaria rispetto ad ogni scelta, e che di fonte ad una scelta forzata quanto crudele non ce l'ha fatta.
Nello stesso giorno, a pochi chilometri da Catania, a Santa Venerina, un altro imprenditore, M.C. 58 anni, una figlia, soffocato dagli strozzini e da un controllo dei Nas al suo allevamento di polli, impaurito dai conti in ro...
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